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Cosa le è accaduto? All’inizio il suo ex fidanzato, al termine della loro relazione, aveva iniziato a offendere CarolinaPoi dei ragazzi hanno fatto circolare un video su WhatsApp, girato con i propri cellulari, in cui mimavano degli atti sessuali con la ragazza, visibilmente incosciente a causa del troppo alcol. Poi sono arrivate settimane di ingiurie e di parole infamanti nei suoi confronti. Tutto ciò per l’adolescente era diventato un enorme peso da portarsi dietro, tanto che il 5 gennaio 2013 decide di lanciarsi dalla finestra dalla sua casa di Novara.

Carolina non riusciva a sopportare quel peso, ma ha avuto il coraggio di lasciare due lettere per spiegare i motivi per cui è arrivata a compiere questo gesto estremo e per denunciare facendo il nome degli adolescenti che le avevano fatto del male: «Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno», scriveva. Queste sono le parole che hanno consentito al tribunale dei minorenni di Torino di avviare il primo processo per cyberbullismo in Italia e in Europa.

 Il padre ha deciso di parlare e di istituire una No Profit in onore della figlia. «Oggi sappiamo che il cyberbullismo, nella sua forma più crudele, non può essere definito una semplice ragazzata perché le parole fanno più male delle botte. Tutti lo hanno capito, anche quei ragazzi che hanno affrontato questo lungo percorso di riflessione e consapevolezza».  Paolo Picchio è il papà di Carolina e ha commentato così la decisione del tribunale di dichiarare estinto il reato compiuto dai cinque ragazzi.  «Nel nome di mia figlia si è celebrato il primo processo in Europa sul cyberbullismo, a lei è stata dedicata la prima legge a tutela dei minori in materia di cyberbullismo. Eppure questo non basta. Ecco perché abbiamo costituito una No Profit, Fondazione Carolina, con i massimi esperti in capo educativo, formativo, giuridico e comunicativo, in modo da poterci mettere a servizio delle famiglie e dei ragazzi. Perché oggi come oggi non esiste distinzione tra reale e virtuale. Oggi rivivo i tanti, tantissimi incontri pubblici di questi anni. In quegli innumerevoli abbracci cercavo il conforto che oggi, invece, mi chiedono i troppi ragazzi che soffrono».

Perché voglio raccontare questa storia? 

Ho scelto la storia di Carolina perché è grazie a lei se esiste una legge che tutela i minori in materia di cyberbullismo. (la Legge 71/17) approvata a maggio 2017. Molto toccanti sono le parole del padre a riguardo: «Nessuno mi ridarà più mia figlia ma questa legge è per lei».

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